Wolfhart Pannenberg

Prof. Giuseppe Accordini
( = Novecento teologico 3), Morcelliana, Brescia 2000, 139 pp.


Il pensiero di W. Pannenberg può essere ritenuto quello che in ambito protestante ha raccolto in forma evidente la sfida dell’illuminismo. Fin dagli inizi della sua riflessione, Pannenberg ha inteso superare l’emarginazione della fede e della teologia rispetto alla ragione moderna. Il programma che egli persegue, unitamente ai colleghi del cosiddetto Circolo di Heidelberg, va sotto il nome di «rivelazione come storia»; con esso vuole allontanarsi da una concezione della rivelazione legata all’autorità di Dio e/o della Parola. Se la rivelazione avviene mediante la storia, allora è disponibile universalmente e in rapporto ad essa si può esercitare il pensiero critico. Il rapporto tra fede e ragione non è più di contrapposizione, bensì di continuità. In effetti la ragione non è una grandezza fissa: non esiste la ragione, bensì diversi tipi di ragione. Ora, se la ragione uscita dall’illuminismo è ragione storica, non è difficile comprendere che il punto di incontro con la fede è l’orientamento al futuro, che per la fede è il futuro escatologico apparso proletticamente ella storia di Gesù. In questa prospettiva la teologia si confronta con tutte le forme del sapere, compreso quello scientifico, e in tal modo riesce a dire il significato della fede per l’esistenza dell’uomo contemporaneo.

Prof. Giacomo Canobbio docente di teologia sistematica presso lo Studio teologico Paolo VI del Seminario di Brescia e presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale.