La testimonianza di Valeria

Sono Valeria, ho 35 anni abito a Verona e lavoro in banca ormai da quindici anni.

Tre anni fa mi sono iscritta all’ISSR dove ho ultimato il percorso di esami della triennale. Avrei voluto terminare qui il mio percorso, ma confrontandomi con una mia carissima amica, che anche lei è iscritta, mi ha convinta a continuare questo percorso iscrivendomi alla magistrale.

Vi voglio raccontare in qualche riga la mia testimonianza.

“Stava accadendo anche quel giorno. La corsa in bagno, la nausea, il dolore allo sterno e poi il vomito che risale dall’esofago. Era diventata un’abitudine quotidiana della quale non riuscivo a fare a meno. Sapevo che sarebbe successo, si trattava solo di aspettarlo. Sono sempre stata una ragazza tranquilla, educata e molto diligente. Amavo la scuola, imparare, conoscere sempre cose nuove. Sarebbe stato tutto perfetto se non fossi stata presa di mira dalle attenzioni di alcuni compagni di classe che, con grande lavoro, sono riusciti a farmi subire i peggiori soprusi. L’azzurro del mio cielo è stato oscurato dalle nubi nere di queste cattiverie, tanto che, quando ho iniziato ad accusare disturbi fisici, la colpa è stata attribuita alla mia volontà di perdere peso, una delle maggiori cause di derisione. La crudeltà umana non ha limite di età e me ne sono resa conto sin dai miei primi anni di vita. La pozione magica che avrebbe dovuto guarirmi, a detta del medico di famiglia, consisteva in un semplice sciroppo. Passavano i giorni, le settimane, ma il mio malessere non svaniva. Non venni creduta, sentenziarono che il mio fosse un disturbo alimentare tanto che, guardandomi allo specchio, pregavo Dio che qualcuno ascoltasse le parole di una bambina di dieci anni. Perdevo peso e forze ma resistetti, finché arrivò quel mattino. Dissi che non ce la facevo più, che avrei smesso di andare a scuola. È stato in quel momento che mio padre mi diede ascolto perché la sua bambina, innamorata dello studio, non avrebbe mai rinunciato a quello che tanto amava. Ho riposto le mie penne colorate e le gomme profumate nell’astuccio e mi sono seduta sul letto. La svolta della mia vita ebbe inizio lì. Venni accompagnata in ospedale e, dopo alcune analisi dissero che per me non c’era più nulla da fare. La vita mi stava scorrendo via. Il mio corpo non aveva la volontà di sopravvivere, ma la mia anima sì. Iniziò così il mio calvario, alla ricerca di un donatore di midollo. Ogni giorno mi svegliavo con la speranza che il mio corpo resistesse e che il telefono squillasse, con la notizia che un donatore si fosse fatto avanti. La luce della speranza mi colpì quel mattino del 21 maggio del 2000.

Non immaginavo nemmeno lontanamente quale potesse essere il calvario che avrei dovuto affrontare, dolori fisici e morali, ma ho affrontato tutto con fede e speranza.

Salvata la prima volta, mi sentii serena, tuttavia un secondo cielo grigio mi si presentò, catapultandomi per la seconda volta in una nuova leucemia, più aggressiva, più crudele. La mia tenacia e la mia voglia di vivere hanno fatto una nuova danza e, abbracciate, hanno avuto un plauso dal destino. Ho fortunatamente trovato un altro donatore che mi ha permesso di continuare la mia esistenza in questo mondo.

Ho donato la mia vita a chi, come me, porta nel cuore le mie stesse sofferenze.

La mia missione, da anni, è diventata la mia ragione di vita. Porto la mia testimonianza con tanta grinta, nelle scuole, nelle parrocchie e nelle varie manifestazioni, donando la cosa più preziosa che si possa dare agli altri: il mio tempo.

Troppo spesso si danno per scontate cose che invece hanno bisogno di attenzioni: i sorrisi, gli abbracci, tre semplici parole come “ti voglio bene”.

Avrei potuto lasciarmi andare, lasciarmi trascinare dalla violenza di quel fiume, invece ho voluto rimanere a galla e lottare con tutte le mie forze. Il mio quotidiano non è di certo roseo, ogni giorno, per me, è come una battaglia sul campo ma io sfodero la mia spada scintillante, pronta ad infilzare qualsiasi disturbo che quotidianamente si può presentare. Io non so come sarà il futuro, non me lo chiedo. Vivo il presente cercando di portare avanti la mia parola.

Aiutare gli altri, farli sentire meno soli, comprenderli, rassicurarli, perché nulla vale nella vita come la speranza”.

Perché questa scelta?

Tre anni fa andando a testimoniare la mia esperienza in una parrocchia ho conosciuto una ragazza a cui mancava poco per laurearsi alla magistrale presso l’ISSR di Verona.

Parlando con lei, mi ha descritto un po’ del percorso e mi ha convinta.

Per me è stata un’esperienza difficoltosa ma, devo essere sincera, anche soddisfacente.

Mi ha arricchito molto non solo dal punto di vista di contenuti ma ho conosciuto anche diversi studenti ed insegnanti meravigliosi.

Adesso mi aspettano questi due anni che spero di riuscire a concludere nonostante le mie sofferenze fisiche.

Infine ci tengo molto a ringraziare tutte le persone che ho incontrato nell’istituto ISSR in questi ultimi tre anni.

Valeria Favorito