L’esperienza di Mauro Bante come studente dell’ISSR
Sono Mauro, ho 68 anni e sono sposato da più di quarant’anni con Patrizia, abbiamo tre figli ormai adulti e due nipotini. Cinque anni fa mi sono iscritto all’ISSR dove mi sono laureato con la triennale lo scorso anno e dove ora sto ultimando il percorso terminando di dare gli ultimi esami e preparando la laurea magistrale che conto di discutere a giugno prossimo.
Ho pensato di raccontare brevemente la mia esperienza che magari può sembrare un po’ insolita, vista l’età, ma che ho scoperto poi non essere proprio così rara e, soprattutto che mi sentirei di consigliare ad altri miei coetanei e non solo.
Nella mia vita sono sempre stato attivo nella pastorale: in parrocchia, nell’associazionismo, nel volontariato; questa è stata la conseguenza pratica della mia scelta di fede coltivata fin dalla più tenera età ma divenuta consapevole nell’età giovanile ed alle soglie dell’età adulta. Ho avuto la fortuna di crescere nell’epoca immediatamente successiva al Vaticano II e questo mi ha permesso di appassionarmi all’idea di una Chiesa che si stava rinnovando nella modalità di presenza nel mondo contemporaneo, dove diveniva centrale la funzione dei laici. Ovviamente gli impegni della famiglia e del lavoro hanno fatto sì che il tempo che potevo dedicare alla pastorale fosse limitato, ma un’esigenza che sentivo da sempre era quella di approfondire la mia fede anche da un punto di vista culturale, dare spessore e contenuto alla mia scelta. Per questo sapevo che esistevano molte iniziative in diocesi, alcune le ho anche seguite con la partecipazione a convegni, conferenze, incontri; tuttavia sentivo il bisogno anche di un percorso più sistematico, ma ahimè il tempo era sempre poco.
Una scelta azzeccata
Cinque anni fa, come dicevo, si è presentata l’occasione: ero da poco andato in pensione e, vincendo qualche timore, un po’ di pigrizia e tutte le resistenze che si affacciavano alla mia mente, mi sono iscritto all’ISSR. Ora posso dire che sia stata una delle scelte più giuste che abbia fatto nella mia vita, per moltissimi motivi: ne accenno solo alcuni.
Innanzitutto ho potuto fare un percorso molto arricchente dal punto di vista dei contenuti: abbiamo la fortuna nella nostra diocesi di avere una concentrazione di docenti di altissimo livello che sanno trasmettere, assieme al sapere, la passione per la teologia ed offrire un notevole apporto per poter tradurre le varie conoscenze nella pratica di vita.
Inoltre in Istituto si respira un clima di vera fraternità e collaborazione tra studenti, con i docenti e con le persone che vi operano a vario titolo. In questo credo vada sottolineata la grossa opportunità rappresentata dalla pluralità delle esperienze presenti: giovani appena usciti dalle scuole superiori, altri con già una laurea ma che vogliono accedere all’insegnamento della religione nelle scuole, adulti in età lavorativa, candidati al diaconato, religiose e religiosi, pensionati come il sottoscritto. Vi assicuro che è una vera ricchezza! Per questo mi sento di consigliare questo percorso a tutti, con i tempi e le modalità più consone alla propria situazione personale; c’è infatti ampia possibilità di adattare il proprio percorso di studio ai ritmi di vita di ciascuno.
Concludo dicendo che, per chi crede, questo può rappresentare una crescita anche per la propria fede. Un mio vecchio parroco mi diceva: “spesso chi studia teologia rischia di perdere la fede”. Io mi sono sentito di contraddire la sua affermazione, dicendogli: “Don, io credo proprio che sia vero il contrario; da quando studio teologia, ritengo che la mia fede sia cresciuta di spessore e profondità”.
Mauro Bante