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Numero 28
Il Concilio Vaticano II a Verona

Gennaio - Dicembre 2012

Abstract e allegati

di Luca MerloFull Text

In questo numero viene ripresa e sviluppata una riflessione sulla recezione del Vaticano II a Verona già avviata al n. 21 di questa rivista.

Senza addentrarci nelle complesse questioni riguardo a un tema che a partire dall’ultimo Concilio non cessa di interrogare la teologia e la pastorale, possiamo almeno affermare che la recezione costituisce quel processo lento e articolato di assimilazione e maturazione della fede che si attua in conformità alla Parola di Dio e alla Tradizione viva della chiesa, e coinvolge l’intero popolo di Dio il quale, assistito dallo Spirito Santo, accoglie nuove comprensioni della fede stessa e si impegna a tradurle nella prassi. In quest’orizzonte è facile intuire che la fede cristiana è essenzialmente un atto di recezione e anche la chiesa si costituisce e si rinnova grazie alla relazione che intercorre tra il dono di Dio e la sua accoglienza.

Anche i concili, in fin dei conti, si propongono anzitutto come un servizio autorevole alla trasmissione della fede e, a loro volta, si aspettano che le loro indicazioni vengano accolte e attuate. La recezione, tuttavia, non va confusa con la semplice “applicazione”: non si tratta, infatti, di operare una trasposizione dal piano dei principi a quello dell’azione. In questo senso, va attribuito proprio al Vaticano II il merito di aver innescato una riflessione stimolante al riguardo, soprattutto grazie ad un approfondimento della teologia della Tradizione, alla riscoperta del valore della chiesa locale e all’assunzione di una più marcata prospettiva pneumatologia. Ciò ha contributo a delineare la prospettiva di fondo di quell’assise che, com’è noto, rimase fissata nella parola aggiornamento, termine che intendeva coniugare la fedeltà alla tradizione (passato) col rinnovamento profetico (futuro) attraverso un dialogo costruttivo con la cultura contemporanea (presente).

Utilizzando un’immagine semplice quanto efficace Giovanni XXIII amava ripetere che i cristiani non sono chiamati a custodire un museo pieno di antichità, ma a coltivare un giardino che ha bisogno di essere continuamente ravvivato; compito senza dubbio impegnativo che non riguarda solo alcuni ma coinvolge la «totalità dei fedeli» (LG 12) e la loro disponibilità tanto a mantenersi docili agli appelli dello Spirito (conversione) quanto a rinnovare la prassi e le istituzioni (riforma). In altre parole, è la vita stessa della comunità cristiana il “luogo teologico” indispensabile per comprendere, come già annotava Y. Congar nel lontano 1941, che: «Il testo non può mai spiegare la realtà ecclesiale, ma che è invece la vita della chiesa, nella sua esistenza concreta e storica, a farci entrare nel mistero».

Recepire il Vaticano II significa quindi non solo conoscerne ed interpretarne correttamente i documenti, ma soprattutto lasciarsi ammaestrare da quella fedeltà creativa che lo ha contraddistinto e che ci ha affidato come preziosa eredità da amministrare con saggezza e coraggio.

Gli studi e le testimonianze che vengono qui proposti costituiscono alcuni significativi capitoli del racconto di quanto è accaduto e continua ad accadere anche nella chiesa locale di Verona: frutti di un percorso che intreccia la memoria grata con lo sforzo di proseguire sulle strade spesso tortuose ma sempre sorprendentemente feconde che il Concilio ha aperto.

di Gilles RouthierFull Text

Sommario

L’articolo riporta la relazione tenuta dal prof. Gilles Routhier alla Giornata di studio sul Concilio Vaticano II, svoltasi presso lo Studio Teologico San Zeno e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose San Pietro Martire a Verona il 26 ottobre 2011. È alla luce dell’esperienza pastorale di Roncalli, vissuta per venticinque anni in ambienti non cattolici o scristianizzati, che va compreso il suo progetto di indire un Concilio che, nei suoi orientamenti di fondo, si proponeva di indicare una nuova maniera di pensare il rapporto della Chiesa col mondo. Il riferimento a Cristo, centro della comunità ecclesiale e la relazione con gli altri ai quali essa è inviata costituiscono il cuore dell’insegnamento del Vaticano II che rimane ancor’oggi di grande attualità proprio in vista di elaborare il progetto di nuova evangelizzazione che va sviluppato custodendo l’equilibrio posto dal Concilio.

di Giampietro De PaoliFull Text

Sommario

Viene proposta qui una rilettura del progetto e dell’esperienza concreta che si è vissuta nello Studio Teologico San Zeno di Verona, e (in parallelo) nella Scuola di Teologia San Pietro Martire. Per iniziativa del vescovo Carraro e la disponibilità dei responsabili dei vari Istituti, le diverse scuole di Teologia presenti in diocesi furono unificate. Il primo risultato fu evidente nel numero degli alunni come nel comporsi in unità di un qualificato collegio Docenti. Nasceva così la Confederazione che costituisce tuttora un riferimento decisivo per il San Zeno. Decisivo rilievo assume la figura di Giuseppe Carraro, padre conciliare impegnato in prima persona nella elaborazione dei testi sulla formazione dei presbiteri. Quale strada si decise di percorrere per una più adeguata formazione teologica? Decisiva fu la scelta di un lavoro interdisciplinare dei docenti; essa consentì la maturazione di un’impostazione originale dei Temi Fondamentali, dimostratasi assai feconda. Così progressivamente si coglie una corrispondenza tra domanda e risposta nel determinare la natura, le finalità, la struttura della teologia e l’itinerario di fede degli studenti. Sono i Temi Fondamentali, sviluppati in logica successione e in sintonia dai docenti per le singole discipline, che aiutano lo studente ad assumere una visione più unitaria, coordinando in questa prospettiva i corsi integrativi e complementari, il lavoro di gruppo e la propria personale ricerca.

di Giovanni GottardiFull Text

Sommario

Il presente articolo, frutto di una conferenza tenuta come “commiato riconoscente” con tutte le componenti dello Studio Teologico “San Zeno” a conclusione dei miei anni di insegnamento (1965-2011), non solo conferma l’assimilazione positiva del Concilio Vaticano II nella nostra diocesi, ma spiega anche la debole attenzione, teologica e pastorale, in casa nostra riservata al Decreto conciliare “Unitatis Redintegratio”. Il richiamo al passato preconciliare, caratterizzato da una chiesa di maggioranza con una visione autocentrata e uno stile di rapporti apologetico e controversistico, spiega e giustifica in parte le fatiche e le lentezze della nostra catechesi e di una pastorale aperta ai “fratelli nel Signore” (Ut Unum Sint 42). È per questo che la nuova pastorale dei vari Vescovi della diocesi e dei Pastori delle differenti comunità cristiane, il favorire la sensibilità ecumenica nell’opinione pubblica, l’aumento delle relazioni con i cristiani delle altre denominazioni e la presenza ai loro culti (Valdesi, Ortodossi, Luterani…) consentono di capire come vivere e far crescere l’impegno ecumenico in obbedienza a Cristo, il quale ha pregato perché “tutti siano uno” (Gv 17,21)!

di Andrea Gaino (a cura di)Full Text

Sommario

L’articolo riporta la comunicazione/testimonianza offerta dal prof. Francesco Massagrande in occasione della Giornata di studio tenuta il 28 ottobre 2011 per gli studenti e i docenti degli Istituti teologici veronesi. Il tema “Il Concilio Vaticano II, cos’è stato e cos’è oggi” è qui affrontato mettendo in luce la recezione che se ne è avuta nel contesto veronese, in particolare nell’ambito della formazione teologica, della formazione alla vita religiosa, nel dialogo con gli ambienti culturali e in specie con l’Università. L’eco del Concilio, non solo nella memoria dei grandi documenti che ci ha lasciato, ma anche nel clima di speranza e di rinnovamento da esso promosso, traspare da questa testimonianza di un docente di teologia, presbitero, religioso, formatore che con particolare sensibilità e attenzione ha vissuto questo significativo tempo che lo Spirito ha donato alla Chiesa e al mondo.

di Enzo BiemmiFull Text

Sommario

L’iniziativa che va sotto il nome “Scuola della Parola” ha costituito per circa un ventennio (1990-2010) la più significativa proposta di catechesi degli adulti della diocesi di Verona. Iniziata secondo il metodo della “lectio”, si è trasformata in una proposta catechistica caratterizzata da un metodo partecipativo. L’esperienza ha progressivamente raggiunto molte comunità parrocchiali, coinvolgendo ogni anno più di mille partecipanti. L’itinerario si è articolato in dieci percorsi, selezionando testi del Nuovo Testamento in modo da far percorrere le tappe che vanno dall’inizio della fede, alla sua maturazione, alla vita della comunità ecclesiale e ad una lettura della storia in chiave di speranza. Ai primi dieci percorsi sono seguiti altri tre itinerari di sintesi sulle virtù teologali (fede, speranza e carità). La proposta, assistita e guidata da una équipe composta da esperti e animatori, non è stata solo un’esperienza importante di ascolto della Parola, ma anche la palestra di allenamento di una Chiesa tutta discepola e tutta profetica, secondo lo spirito del Concilio. I protagonisti di questo cammino hanno sperimentato uno “spazio di interlocuzione” nel quale è avvenuta per loro una riscoperta gioiosa della fede.

di équipe del SAB della diocesi di Verona e Gabriele Bordoni (a cura di)Full Text

Sommario

Una completa e adeguata rilevazione della recezione della Dei Verbum nella chiesa veronese si presenta come un compito troppo complesso per i limiti di un solo saggio. L’articolo che viene proposto prende quindi una strada più di tipo esperienziale e quasi narrativo. Viene così presentato come nella diocesi di Verona è stato costituito il SAB come servizio pastorale di animazione dei gruppi biblici presenti in diocesi; quali percorsi sono stati intrapresi finora e quali sviluppi si sono aperti. Il particolare punto di vista esperienziale, anche se per certi versi limitato, permette di cogliere sinteticamente caratteri e punti fermi di un impegno pastorale volto a far maturare sempre più la centralità della Parola di Dio nella vita ecclesiale, riconoscendo anche resistenze, limiti e difficoltà che tale compito incontra.

di Vincenzo Rabino e Marisa AdamiFull Text

Sommario

Una stagione ecclesiale luminosa e gioiosa vissuta dai Religiosi e dalle Religiose della Diocesi di Verona a cavallo degli anni Novanta, sull’onda dei 25 anni del Concilio, letta dopo altri 25 anni: così può essere definita questa descrizione dell’esperienza che sul finire degli anni Ottanta e la prima metà degli anni Novanta coinvolse in singolare unità d’intenti e di operatività le Segreterie Cism e Usmi locali. Senza pretesa di rigore storico, l’articolo prova a ricostruire il clima di quel periodo ricco e complesso, le linee di pensiero e di azione maturate insieme, tentando qualche interpretazione sul fio della memoria grata nella consapevolezza che quella portata avanti dalle Segreterie in quegli anni è stata un’azione di facilitazione delle relazioni, una vera e propria profezia comunionale.

di Cristina SimonelliFull Text

Sommario

Il Gruppo Ecclesiale Veronese fra i Sinti e i Rom è presente a Verona fin dagli anni ’70: rappresenta cronologicamente e pastoralmente un frutto del Vaticano II e, pur nell’esiguità numerica, un punto significativo della sua recezione. Le brevi note ne ricostruiscono l’inizio e lo sviluppo all’interno del più vasto quadro della pastorale di settore della Chiesa italiana, rileggendo poi l’esperienza sotto il profilo del paradigma di missione, del modello ecclesiologico e della portata civile.