Home » Rivista » Il secondo annuncio. La vita dell’uomo alfabeto di Dio

Numero 29
Il secondo annuncio. La vita dell'uomo alfabeto di Dio

Gennaio - Dicembre 2013

Abstract e allegati

di Enzo BiemmiFull Text

Sommario

In questo numero viene ripresa e sviluppata una riflessione sulla recezione del Vaticano II a Verona già avviata al n. 21 di questa rivista.

Senza addentrarci nelle complesse questioni riguardo a un tema che a partire dall’ultimo Concilio non cessa di interrogare la teologia e la pastorale, possiamo almeno affermare che la recezione costituisce quel processo lento e articolato di assimilazione e maturazione della fede che si attua in conformità alla Parola di Dio e alla Tradizione viva della chiesa, e coinvolge l’intero popolo di Dio il quale, assistito dallo Spirito Santo, accoglie nuove comprensioni della fede stessa e si impegna a tradurle nella prassi. In quest’orizzonte è facile intuire che la fede cristiana è essenzialmente un atto di recezione e anche la chiesa si costituisce e si rinnova grazie alla relazione che intercorre tra il dono di Dio e la sua accoglienza.

Anche i concili, in fin dei conti, si propongono anzitutto come un servizio autorevole alla trasmissione della fede e, a loro volta, si aspettano che le loro indicazioni vengano accolte e attuate. La recezione, tuttavia, non va confusa con la semplice “applicazione”: non si tratta, infatti, di operare una trasposizione dal piano dei principi a quello dell’azione. In questo senso, va attribuito proprio al Vaticano II il merito di aver innescato una riflessione stimolante al riguardo, soprattutto grazie ad un approfondimento della teologia della Tradizione, alla riscoperta del valore della chiesa locale e all’assunzione di una più marcata prospettiva pneumatologia. Ciò ha contributo a delineare la prospettiva di fondo di quell’assise che, com’è noto, rimase fissata nella parola aggiornamento, termine che intendeva coniugare la fedeltà alla tradizione (passato) col rinnovamento profetico (futuro) attraverso un dialogo costruttivo con la cultura contemporanea (presente).

Utilizzando un’immagine semplice quanto efficace Giovanni XXIII amava ripetere che i cristiani non sono chiamati a custodire un museo pieno di antichità, ma a coltivare un giardino che ha bisogno di essere continuamente ravvivato; compito senza dubbio impegnativo che non riguarda solo alcuni ma coinvolge la «totalità dei fedeli» (LG 12) e la loro disponibilità tanto a mantenersi docili agli appelli dello Spirito (conversione) quanto a rinnovare la prassi e le istituzioni (riforma). In altre parole, è la vita stessa della comunità cristiana il “luogo teologico” indispensabile per comprendere, come già annotava Y. Congar nel lontano 1941, che: «Il testo non può mai spiegare la realtà ecclesiale, ma che è invece la vita della chiesa, nella sua esistenza concreta e storica, a farci entrare nel mistero».

Recepire il Vaticano II significa quindi non solo conoscerne ed interpretarne correttamente i documenti, ma soprattutto lasciarsi ammaestrare da quella fedeltà creativa che lo ha contraddistinto e che ci ha affidato come preziosa eredità da amministrare con saggezza e coraggio.

Gli studi e le testimonianze che vengono qui proposti costituiscono alcuni significativi capitoli del racconto di quanto è accaduto e continua ad accadere anche nella chiesa locale di Verona: frutti di un percorso che intreccia la memoria grata con lo sforzo di proseguire sulle strade spesso tortuose ma sempre sorprendentemente feconde che il Concilio ha aperto.

di Christoph TheobaldFull Text

Abstract

The Gospel annunciation in a secularized context

The article talks about the report held during the Study Day in Verona on the 12 March 2014. With a pastoral language that suggests the theological depth of his reflection, the author offers us a fundamental contribution about which Gospel could be annunciated and listened in a secularized context, outlining the conditions of a annunciation «adapted» to the today’s cultural and spiritual situation.

Sommario

L’articolo riporta la relazione tenuta alla Giornata di studio svoltasi a Verona il 12 marzo 2014. Con un linguaggio pastorale ma che lascia intravedere tutto lo spessore teologico della sua riflessione, l’Autore ci offre un contributo fondamentale riguardo a quale Vangelo possa essere annunciato e udito in un contesto secolarizzato, delineando le condizioni di un annuncio «adattato» alla situazione culturale e spirituale odierna.

di Enzo BiemmiFull Text

Abstract

The second announcement

In this article the author provides the fundamental clarifications concerning the "second advertisement" notion and its operational consequences in the catechesis and pastoral field. The project “second announcement” starts from a reading of hope about the actual cultural situation, no longer sociologically Christian: the end of faith caused by the socialization is not the end of Christianity, but of Christendom. Here the Gospel has good times about the testimony in the sign of grace and freedom. This new situation surely wants to embrace the prospect of the Church missionary conversion proposed by Evangelii Gaudium. The form the Church is called upon to take in all its expressions is the mission one, because its every dimensions could be in itself the word of the Gospel. This very perspective puts at the centre the first annunciation or kerygma, understood as God’s love proclamation revealed in the Easter of Christ, love that prevents any research and human response. But for cultural human and theological reasons the first announcement progressively becomes meat in people's lives through successive stages and annunciations: hence the precious notion of "second." This specification, far from being in competition with the first annunciation one, clarifies it both theoretically and pastorally. The “second annunciation” project selects five anthropological experiences (taking inspiration from those proposed by the Ecclesial Congress of Verona of 2006) in which sounds the Gospel and the blessing words of God to men are pronounced: generate and let go; wander; bind oneself, leave, being left; develop a passion for something and feel sorry for someone; live the fragility and our own dying. The article ends by indicating three practical movements for the catechesis and as many for the pastoral. What orients these choices is nothing but the capacity to read the human life as "alphabet of God", as a place in which God continues to write his story of salvation.

Sommario

L’autore offre in questo articolo i chiarimenti fondamentali riguardanti la nozione di “secondo annuncio” e le sue conseguenze operative nel campo della catechesi e della pastorale. Il progetto secondo annuncio parte da una lettura di speranza dell’attuale situazione culturale, non più sociologicamente cristiana: la fine dell’adesione alla fede per socializzazione non è la fine del cristianesimo, ma della cristianità. Si apre per il Vangelo il tempo favorevole della testimonianza nel segno della grazia e della libertà. Questa situazione inedita chiede di accogliere decisamente la prospettiva della conversione missionaria della Chiesa proposta da Evangelii Gaudium. La forma che la Chiesa, in tutte le sue espressioni, è chiamata a prendere è quella della missione, perché ogni sua dimensione sia in se stessa parola di Vangelo. Proprio questa prospettiva rimette al centro il primo annuncio o kerigma, inteso come proclamazione dell’amore di Dio rivelato nella pasqua di Cristo, amore che previene ogni ricerca e ogni risposta umana. Ma il primo annuncio, per ragioni culturali, umane e teologiche, è chiamato a divenire progressivamente carne nella vita delle persone attraverso successive tappe e annunci: da qui la preziosa nozione di “secondo”. Tale specificazione, lungi dall’entrare in concorrenza con quella di primo annuncio, la chiarisce sia teoricamente che pastoralmente. Il progetto secondo annuncio seleziona cinque esperienze antropologiche (ispirandosi a quelle proposte dal Convegno ecclesiale di Verona del 2006) nelle quali far risuonare il Vangelo, pronunciare le parole di benedizione di Dio all’uomo: generare e lasciar partire; errare; legarsi, lasciarsi, essere lasciati; appassionarsi e compatire; vivere la fragilità e il proprio morire. L’articolo termina indicando tre spostamenti pratici per la catechesi e altrettanti per la pastorale. Ciò che orienta queste scelte non è altro che la capacità di leggere la vita umana come “alfabeto di Dio”, come luogo nel quale Dio continua a scrivere la sua storia di salvezza.

di Grazia PapolaFull Text

Abstract

The new prophetic alliance as a figure of the second annunciation

Starting from the relation between the first and the second annunciation and from the individuation of the crisis as the field of the second one, the contribution tries to investigate the dynamic of the relationship between first and second alliance. The path shortly traces the constitutive elements of the biblical alliance during their functions, individualizing in the people’s obedience the constantly broken frailty of the pact, without nullifying the initiative and the original God’s will. In this prospective emerges the theme of the new alliance in which there are the characteristics especially related to the text Ger31,31-36 and in particular, the relationship between old and new alliance. This last one is «the second», presumes the check and the failure of the first one, but it shows itself as the place that give the authentic meaning of the propose of alliance by the Lord (also the old one): the offer of a “forever” bounded to the divine for-giviness.

Sommario

A partire dalla relazione che si stabilisce tra primo e secondo annuncio, e dall’individuazione della crisi come ambito in cui risuona il secondo annuncio, il contributo cerca di indagare la dinamica soggiacente al rapporto tra prima e seconda alleanza. Il percorso traccia brevemente gli elementi costitutivi dell’alleanza biblica colti nella loro funzione, individuando nell’obbedienza a cui è chiamato il popolo l’aspetto di fragilità del patto ripetutamente infranto, senza però annullare l’iniziativa e l’intenzione originarie di Dio. In questa prospettiva emerge il tema della nuova alleanza di cui sono presentate le caratteristi che soprattutto in relazione al testo di Ger 31,31-36 e, in particolare, la relazione tra antica e nuova alleanza. Quest’ultima è «seconda», presuppone lo scacco e il fallimento della prima, ma si manifesta come il luogo che rivela il senso autentico della proposta di alleanza da parte del Signore (anche di quella antica): l’offerta di un “per sempre” ancorato al perdono divino

di Giuseppe LaitiFull Text

Abstract

Lord is Jesus. Second annunciation content

The expression “second annunciation” wants to honor the quality of the Jesus Lord’s “good new”. This quality intrinsically belongs to the annunciation’s content, as such it highlights both soteriological and free character of the relationship and the Jesus’ word. It’s totally in aid of man and it draws the free God’s face that Jesus tells, out in the open. To honor this quality of the Jesus annunciation we need the hearing of the interlocutor, sign of the attention his presence has among God, the Father, and the cure of the faith’s figure inside Him.

Sommario

La sigla “secondo annuncio” chiede di onorare la qualità di “buona notizia” del messaggio di Gesù Signore. Questa qualità appartiene intrinsecamente al contenuto dell’annuncio in quanto tiene in evidenza il carattere ad un tempo soteriologico e gratuito della relazione e della parola di Gesù. È del tutto a favore dell’uomo e porta allo scoperto il volto gratuito di Dio che Gesù racconta. Onorare tale qualità dell’annuncio di Gesù chiede l’ascolto dell’interlocutore, segno della attenzione che la sua esistenza ha presso Dio, il Padre, e la cura della figura della fede in Lui.

di Daniele LoroFull Text

Abstract

The second annunciation in the adult’s life passages

In order to explain the reasons regarding the correlation between “second annunciation” and passages of life that mark inevitably every adult life, the author begins from the consideration that the second annunciation is necessary because the socio-cultural context in which the “first annunciation” took place and was for decades effectively organized there is no more. Hence the necessity of a new annunciation, identical in content but different in the ways, exactly as it happened during the classical age, when Plato felt the necessity of switching to the “second navigation”. With this analogy the author explains how the reference to the “life passages” and to their existential meaning represents the reference to the adult experience, from witch a symbolic way of comprehending and living the sense of the Cristian annunciation can be structured. the hermeneutical cycle , as intended by Ricoeur, is the final pedagogic proposal, represented at the end of the article, in order to “reside” the relationship between life passages and second announcement.

Sommario

Al fine di spiegare le ragioni del rapporto tra “secondo annuncio” e i passaggi di vita che segnano inevitabilmente la vita di ogni adulto, l’autore parte dalla considerazione che il secondo annuncio è necessario perché il contesto socio-culturale in cui è avvenuto e si è organizzato operativamente per decenni il “primo annuncio” è venuto meno. Da qui la necessità di un annuncio nuovo, identico nella sostanza ma diverso nei modi; esattamente come accadde nell’età classica, quando Platone avvertì la necessità di passare alla “seconda navigazione”. Da questa analogia l’autore spiega come il riferimento ai “passaggi di vita” e al loro significato esistenziale rappresenti quel riferimento all’esperienza degli adulti a partire dalla quale può strutturarsi un modo simbolico di comprendere e di vivere il senso dell’annuncio cristiano. Il circolo ermeneutico, come inteso da Ricoeur, è la proposta pedagogica finale, presentata a conclusione dell’articolo, per “abitare” il rapporto tra passaggi di vita e secondo annuncio.

di Gabriele BordoniFull Text

Abstract

The second announcement: thoughts from a communicative point of view

Catching the “communicative provocation” from the expression “second annunciation”, the article tries to analyze some of the fundamental elements of the structural dynamics that characterize the human communication, intended as fundamental/basic horizon for an appropriated comprehension of the faith’s annunciation. A first series of reflections, from the informational syntactic analysis, wants to show some of the essential references in order to overcome the idea of a communication as a transmission of information in order to open the way to the comprehension of the human communication as an elaboration’s complex process full of existential meanings, in the tension between communication efficiency and frailty. Reflections summarized in the key tense: the human condition it’s never a “zero-sum”. The second series of reflections, by acquiring the communication’s pragmatic prospective, indicated how we introduce ourselves in the complex net of interdependence and circularity between the relational dimension and the meanings elaboration one, that characterizes the communicative exchange. Reflections summarized in the key tense: In the human communication the relationship is the meaning’s “threshold”. Both reflexing processes converge in identifying the human communicative dynamics as grammar and syntax in the faith annunciation.

Sommario

L’articolo, cogliendo la “provocazione comunicativa” dell’espressione “secondo annuncio”, prova ad analizzare alcuni elementi fondamentali delle dinamiche strutturali che caratterizzano il comunicare umano, inteso come orizzonte di fondo per una comprensione adeguata dell’annuncio della fede. Una prima serie di riflessioni, ponendosi dalla prospettiva dell’analisi sintattica informazionale, intende presentare alcuni riferimenti necessari per superare l’idea di comunicazione come trasmissione di informazioni, per aprire la strada alla comprensione del comunicare umano come processo complesso di elaborazione condivisa di significati esistenziali, nella tensione tra efficacia e fragilità della comunicazione. Riflessioni riassunte nella frase chiave: la comunicazione umana non è mai “a somma zero”. La seconda serie di riflessioni, acquisendo la prospettiva della pragmatica della comunicazione, indica come introdursi nella complessa rete di interdipendenze e circolarità tra dimensione relazionale e dimensione di elaborazione dei significati che caratterizza lo scambio comunicativo. Riflessioni riassunte nella frase chiave: nella comunicazione umana la relazione è “la soglia” del significato. Entrambi i percorsi riflessivi convergono nell’individuare le dinamiche comunicative umane come grammatica e sintassi dell’annuncio della fede.