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Numero 8
Alla ricerca dei ministeri battesimali

Gennaio - Dicembre 2024

Abstract e allegati

di Luigi GirardiFull Text

di Alberto MalaffoFull Text

Abstract

This article aims to give an ecclesiological ground to the statement that all of those who are baptized should be involved in Church life which, starting from the Second Vatican Council, presents itself as a wholly ministerial entity. Assuming that, from the Second Vatican Council on wards, the terminology around priesthood is not only used for ordained ministers but for all those who are baptized, we look at the text of Lumen Gentium 10, which outlines the essential relationship between baptismal priesthood and ministerial priesthood. The whole reflection starts from this relationship and then returns to it, by presenting the new model of Church as ‘People of God’ which replaces the outdated pre-council model of a hierarchical Church (which, however, is still influencing the Church today). The core of the study is showing how all of those who are baptized are actively involved in the Church, through their participation in the prophetic, sacerdotal and royal duty of Christ. The post-council reception has proved challenging: neither theology nor teaching have managed to successfully establish the Church model proposed by the Second Vatican Council. From here stems the need to revisit the council statement and to find a language which is more baptismal than secular.

Sommario

Il presente articolo si prefigge di fondare ecclesiologicamente la necessità che tutti i battezzati siano coinvolti e si lascino coinvolgere nella vita della Chiesa che, a partire dal concilio Vaticano II, si presenta come tutta ministeriale. Premettendo che, a partire dal Vaticano II, la terminologia sacerdotale non è più utilizzata per i soli ministri ordinati, ma anche per tutti i battezzati, abbiamo preso come riferimento il testo di Lumen Gentium 10, che riporta la fondamentale relazione tra sacerdozio battesimale e sacerdozio ministeriale. Da tale rapporto prende le mosse e ad esso ritorna tutta la riflessione, che si sviluppa a partire dalla presentazione del nuovo modello di Chiesa “Popolo di Dio”, che scalza quello piramidale preconciliare che, comunque, non cessa di far sentire ancora il proprio peso. Al cuore dello studio c’è la presentazione di come la totalità dei battezzati operi attivamente nella Chiesa, partecipando all’ufficio profetico, sacerdotale e regale di Cristo. La ricezione post-conciliare si è rivelata faticosa: né la teologia né il magistero sono riusciti a radicare il sacerdozio battesimale nel modello di Chiesa off erto dal Vaticano II. Di qui, le necessità sia di un ritorno al dettato conciliare sia di un linguaggio più battesimale che laicale.

di Luca MerloFull Text

Abstract

The path of established ministries is by all means a rough one. Despite its statement in favour of laymen, the Second Vatican Council showed uncertainty around an effective acknowledgement of their ministerial qualification. The Motu proprio by Paul VI Ministeria Quaedam (1972) represented a step forward by giving laymen the opportunity to access established ministries like Lectorate and Acolyteship, which, however, could still not be accessed by women. This obstacle, which was a legacy of a cultural/secular tradition, will be removed by Pope Francis’s Motu proprio Spiritus Domini (2021), which returns to the christian community the opportunity to become more inclusive and believable.

Sommario

Quello dei ministeri istituiti si confi gura senza dubbio come un percorso accidentato. Il Concilio Vaticano II, nonostante l’assunzione di una prospettiva comunionale più favorevole ai laici, si è dimostrato incerto rispetto al riconoscimento effettivo di una loro qualifica ministeriale. Il Motu proprio di Paolo VI Ministeria quaedam (1972) ha segnato un effettivo passo avanti, riconoscendo anche ai laici la possibilità di accedere ai ministeri istituiti del Lettorato e dell’Accolitato che, tuttavia, rimanevano interdetti alle donne. Qu esto impedimento, retaggio di una tradizione cultuale/clericale secolare, verrà superato soltanto col Motu proprio di Francesco Spiritus Domini (2021), che restituisce alle comunità cristiane l’opportunità di diventare più inclusive e più credibili.

di Luigi GirardiFull Text

Abstract

Established ministries have recently received a significant boost from the clerical authority; however, they are weighted down by a long history of absent acknowledgement. It is still possible to revisit today the model of the ancient Church. Liturgy is one of the fields in which a wider ministry can develop, but we also need to broaden the opportunities of service, keeping into account that, nowadays, pastoral duty is quite complex. For this reason it is necessary to consider not only established ministries, but also all forms of acknowledgement and recognition of ministry.

Sommario

I ministeri istituiti hanno ricevuto recentemente un notevole impulso da parte dell’autorità magisteriale; tuttavia pesa su di loro una lunga storia di assenza o di poca valorizzazione. È impossibile riproporre oggi il modello della Chiesa antica. La liturgia rimane uno degli ambiti in cui può svilupparsi una varia ministerialità. Ma occorre allargare gli ambiti di servizio, tenendo conto che la realtà pastorale di oggi è molto articolata e complessa. Per questo è opportuno anche considerare non solo i ministeri istituiti, ma tutte le forme di riconoscimento e di conferimento di ministero a cui si può ricorrere.

di Donata HorakFull Text

Abstract

Baptism grants to the person receiving it the participation to the tria munera of Christ - ministerial, prophetic and royal. This does not mean that every baptized person should hold a public and established ministry, nor that every person with an established ministry should expect an active service. However, the idea of the passivity of the people of God and of their condition of subjects of the minority in the clergy is not acceptable any longer. The rediscovery of baptismal ministry is still novel: individual churches and their communities will have to identify and establish new ministries in response to their needs towards mission and evangelisation. The institutional aspect of ministry serves the blossoming of charisma and helps each person answer their calling.

Sommario

Il battesimo rende ogni persona che lo riceve partecipe dei tria munera di Cristo, sacerdotale, profetico e regale. Questo non comporta che ogni fedele debba avere un ministero pubblico e stabile, né che ogni persona assunta con rito di istituzione possa pretendere di ricevere un mandato a svolgere un servizio attivo; d’altra parte, non è più sostenibile una ecclesiologia fondata sulla passività del popolo di Dio in posizione di sudditanza nei confronti di una ristretta categoria di ministri. La riscoperta della ministerialità battesimale è recente e dobbiamo ritenerla ancora all’inizio: le chiese particolari e i loro raggruppamenti saranno sempre più chiamate a riconoscere e istituire nuovi ministeri in risposta alle esigenze della missione e dell’evangelizzazione. La dimensione istituzionale della ministerialità è al servizio della fioritura dei carismi e crea le condizioni perché ogni persona possa rispondere alla propria vocazione nella comunione.

di Gianattilio BonifacioFull Text

Abstract

In 1Cor, chapters 12-14, St Paul outlines the topic of ecclesiastic ministry. The interpretation proposed by Prof Soeng Yu Li in his 2017 work (Paul’s Teaching on the Pneumatika in 1 Corinthians 12–14: Prophecy as the Paradigm of ta Charismata ta Meizona for the Future-Ori-ented Ekklesia (= WUNT (II R.) 455), Tübingen: Mohr Siebeck, pp. 543) allows us to appreciate the close relationship between charisma and the ecclesiastic practice of ministry. The building of the Church - the final aim of every ecclesiastic service - is achieved in the practice of agape, i.e. the true expression of imitatio Christy. In the comparison between prophecy and glosslalia (chapter 14), St Paul gives an example of it by highlighting the importance of effective and respectful communication, which, by taking into account the rationality and intelligence of the audience, paves the way for an effective service that promotes the wellbeing of the whole community and is efficient in the field of mission.

Sommario

Nei capp. 12-14 della prima lettera ai Corinzi Paolo espone con ampiezza il tema della ministerialità ecclesiale. La proposta di lettura di questo intenso passo, adottata da prof. Soeng Yu Li nell’ampio lavoro del 2017 (Paul’s Teaching on the Pneumatika in 1 Corinthians 12–14: Pro-phecy as the Paradigm of ta Charismata ta Meizona for the Future-Oriented Ekklesia (= WUNT (II R.) 455), Tübingen: Mohr Siebeck, pp. 543), permette di apprezzare la stretta correlazione tra il carisma e l’esercizio ecclesiale dei ministeri. L’edificazione della chiesa – che costituisce lo scopo ultimo di ogni servizio ecclesiale – si realizza nell’esercizio dell’agapē, intesa come espressione concreta dell’imitatio Christi. Nel confronto tra profezia e glossolalia (cap. 14), Paolo ne esemplifica la messa in atto evidenziando l’importanza di un’efficacie e rispettosa comunicazione che, essendo attenta alla razionalità e all’intelligenza di fratelli e sorelle, crea le condizioni per un effettivo servizio che promuove il bene dell’intera comunità e che risulta efficace sul fronte della missione.

di Rolando CoviFull Text

Abstract

The challenging need for a synodal Church which can be the seed of the Kingdom, especially through the quality of personal and community relationships, originates from the crisis of two traditional pastoral models - the clergy and the parish community. The people of God, the ability to listen and discern have become essential, just like the need for a pastoral conversion in which the clergy shares its ministry with the community. It is indispensable to faithfully restart from the Word, life and the ability to work together, sharing our synodal aims.

Sommario

Sullo sfondo della crisi di due modelli pastorali tradizionali, relativi alla figura del ministero presbiterale e della civiltà parrocchiale, si apre l’esigenza e la sfida di pensare una Chiesa “sinodale”, che sa di essere seme del Regno soprattutto attraverso la qualità delle relazioni personali e comunitarie. Diventano essenziali la realtà del popolo di Dio, l’attitudine dell’ascolto e la ca-pacita di discernere e decidere. In questo quadro, si rende necessaria e possibile una “conversione” pastorale in cui anche il ministero dei presbiteri si inserisce in una ministerialità condivisa. Occorre ripartire con fiducia dall’ascolto della Parola, della vita e dalla capacità di lavorare in-sieme, condividendo con tutti lo stesso orizzonte della sinodalità.

di Paolo MonzaniFull Text

Abstract

After detailing the idea that the practice of theology can be considered a ministry, this article focuses on the audience, the way and the places in which this service can be practiced, to conclude with a reflection on the identity of the theologian and on theology today. This articles wants to serve as a map of the existing situation, with a special focus on Italy; several challenges are presented, due to the decrease in theology students, the difficulty in managing teaching institutes and integrating them in the academic and social context; more importantly, it is acknowledged that the crisis of theology is due to a challenging cultural change. Several reflection paths are highlighted with regard to ISSR, study plans and relationship with the University, and in particular the idea of a theologian who can think creatively, originally and faithfully in this time of ‘exile’ is enhanced.

Sommario

Dopo aver precisato in che senso l’esercizio della teologia possa essere considerato un “ministero”, l’articolo si sofferma sui destinatari, sulle modalità e sui luoghi in cui questo servizio si può svolgere, per arrivare infine ad alcune riflessioni sull’identità del teologo e della teologa oggi. L’articolo si presenta come una mappatura della situazione esistente, con particolare riferimento all’Italia; si constatano numerose difficoltà, a causa della riduzione degli studenti in teologia, della difficoltà a gestire gli istituti di formazione e a inserirli nel panorama accademico e sociale; in maniera più determinante, si riconosce che la crisi della teologia si radica in un cambiamento culturale molto sfidante per la Chiesa cattolica. Si evidenziano alcune piste di riflessione a proposito degli ISSR, dei piani di studi e delle relazioni con l’Università, ma si sottolinea soprattutto un profilo di teologo e di teologa che sia disposto a mettersi in gioco con creatività, originalità e fedeltà anche in un tempo di “esilio”.