Prof. Mario Bizzotto
( = Qualità della vita 25), Studium, Roma 2005, 227 pp.
Il corpo è consegnato dalla natura come organismo nudo, in uno stato carente; diventa corpo attraverso il contatto con l’ambiente e le mediazioni culturali. Tra queste occupa un posto preminente il linguaggio, un’antenna che riceve e trasmette messaggi. II corpo parla col volto, e il volto è sincero. Attraverso di esso passa tutta l’anima e affiora la storia di una persona. Il volto parla quando è offeso nella sua sfera più intima e risponde con la reazione del pudore in segno di protesta contro tutto ciò che è indecente e volgare; ma parla soprattutto nella malattia, con i segni della sofferenza patita e l’invocazione di aiuto. Ci richiama ad una verità spesso rimossa: l’uomo da solo non viene a capo delle sue traversie, ha bisogno di attenzione e di cure. E un essere fragile e precario, esposto di continuo alla malattia e alla morte. Il corpo giunge al singolo come compito: può essere aiutato e promosso, o lasciato cadere nel disimpegno. In questo caso si ha il corpo alienato, sopraffatto dalle pressioni ambientali; un corpo che rischia di tradire il suo volto.
Mario Bizzotto, nato a Rossano Veneto (Vicenza), ha studiato teologia a Vicenza, Verona e Vienna, dove ha completato gli studi teologici e si è laureato in filosofia. Dal 1968 insegna ermeneutica e antropologia filosofica nello Studio Teologico S. Zeno di Verona. Da alcuni anni dà lezioni di antropologia medica nell’Istituto Internazionale di Teologia Pastorale Sanitaria (Camillianum, Roma). Scrive in alcune riviste di carattere assistenziale sanitario. Tra le sue pubblicazioni segnaliamo: Erkenntnis und Existenz, Conoscere e interpretare; Rinascita dell’etica; Il Grido di Giobbe. L’uomo, la malattia, il dolore nella cultura contemporanea; Esperienza della morte e speranza.