A una Chiesa sinodale, missionaria ed “in uscita” non può che corrispondere una teologia “in uscita”. Papa Francesco torna su un tema portante del suo pontificato nella lettera apostolica in forma di motu proprio, Ad theologiam promovendam, firmata e diffusa il 1° Novembre, Solennità di Tutti i Santi. Il documento sancisce l’approvazione dei nuovi statuti di una delle undici accademie pontificie, la Pontificia Accademia di Teologia (Path l’acronimo latino). Si tratta di una istituzione dalla storia illustre. «Sorta agli inizi del XVIII secolo sotto gli auspici di Clemente XI, mio Predecessore, e da lui istituita canonicamente col breve Inscrutabili il 23 aprile 1718», ricorda il Pontefice.
Papa Francesco chiede alla Pontificia Accademia di Teologia di interpretare profeticamente il presente. La teologia non deve più essere “a tavolino” e non deve più limitarsi a “riproporre astrattamente formule e schemi del passato”. Ma deve ora essere induttiva e tenere conto dell’esperienza vissuta di credenti e non credenti. La teologia non deve essere “astratta” e trattare di costruzioni senza vita; deve invece fondarsi più esplicitamente “nelle condizioni in cui gli uomini e le donne vivono quotidianamente”.
E il presidente Mons. Antonio Staglianò spiega la portata dei cambiamenti: “abbiamo bisogno di una teologia sapienziale. Il linguaggio formalizzato della scienza teologica non può andare bene per tutto il popolo: occorrono i registri linguistici dell’immaginazione, della creatività e dell’arte”. “Ma cos’è la teologia?” si chiede Staglianò, “Anche se non tutti sono affezionati a questa definizione, possiamo dire che è forma critica: ragionamento critico, logos, riflessione. Cioè, usiamo la testa entrando nelle profondità delle cose che con la fede accogliamo”.
La comunicazione estesa ad ogni uomo che si trova ad ogni angolo della Terra è parte essenziale della teologia e non si può certamente ignorare. “Le cose che la fede conosce credendo – spiega Staglianò – e le conosce dalla Rivelazione, hanno bisogno di essere comunicate a tutti, perché il Vangelo è destinato a tutti”.
E conclude: “quella di Papa Francesco che riguarda la Pontificia Accademia di Teologia è una riforma nella continuità. Non temano quelli che invece parlano di rottura, quelli che definiscono la teologia di Papa Francesco una ‘socio-teologia’: qui c’è teologia, forma critica del sapere della fede. C’è una teologia che è atto secondo dopo il primo atto che è la nostra fede”.