Prof. Mario Bizzotto
Studium, Roma 2011, 176 pp.
Lʼimmaginario popolare pensa alla terza età solo come disfacimento fisico, indebolimento delle facoltà cognitive e affettive, lento ritiro dal mondo, inevitabile declino verso la morte. Contro questi equivoci protestano le analisi più recenti della psicologia, della sociologia e dellʼantropologia: la longevità dischiude infatti una forma di vita originale e rilevante, durante la quale si apprende quanto è sfuggito nel tempo del vigore fisico e si riesce a comprendere lʼumano per intero. Se il mondo esterno non lusinga più come terreno di conquiste, si apre invece quello interiore, che porta a compimento lʼesistenza e a maturazione i suoi frutti: la serenità, lʼesperienza del limite, la saggezza, la tolleranza, il senso dellʼumorismo. Lʼuomo non si afferma solo quando trasforma con la propria azione il mondo esterno: il più grande successo lo raggiunge quando muta e migliora se stesso. Finché si vive si è sempre posti a confronto con un compito, non si finisce di imparare e crescere. A patto che la longevità, nonostante i disagi dellʼetà che avanza e la salute che si fa cagionevole, non sia subita, ma accettata e vissuta come momento per realizzare davvero se stessi. La piena maturità ha bisogno di tempo, di molto tempo, che diventa opportunità unica per chi la sa sfruttare.
Mario Bizzotto, nato a Rossano Veneto (Vicenza), ha studiato teologia a Vicenza, Verona e Vienna, dove ha completato gli studi teologici e si è laureato in filosofia. Dal 1968 insegna ermeneutica e antropologia filosofica nello Studio Teologico S. Zeno di Verona. Da alcuni anni dà lezioni di antropologia medica nell’Istituto Internazionale di Teologia Pastorale Sanitaria (Camillianum, Roma). Scrive in alcune riviste di carattere assistenziale sanitario. Tra le sue pubblicazioni segnaliamo: Erkenntnis und Existenz, Conoscere e interpretare; Rinascita dell’etica; Il Grido di Giobbe. L’uomo, la malattia, il dolore nella cultura contemporanea; Esperienza della morte e speranza.