Numero 3
Ascoltare e proporre il Vangelo con i giovani
Gennaio - Dicembre 2019
Abstract e allegati
di Andrea MagnaniFull Text
di Adrien LouandreFull Text
di Rossano SalaFull Text
Abstract
Sala, the special secretary of the Synod on «Youth, faith and vocational discernment», presents to us the elements to theologically reinterpret the synodal experience. He achieves this through three different views or panoramas: an ecclesiologic one, a pedagogic one and a pastoral one. In his first view, he focuses on the choice of the synodal Assembly to put “missionary synodality” at the perspectival centre of the Church’s current path, showing us the awareness that must be achieved and the outstanding matters that are to be addressed in this regard. In his second view, he highlights the change of the models of divulgation of the faith and of educational assistance. This concerns style (walking with), community practice, and vocation. In his third view, he indicates some ways of missionary communion which have been recommended by the Synod: pastoral renovation through discernment; youth pastoral with a missionary connotation; conversion, development and communion of all ecclesial components.
Sommario
Segretario speciale del Sinodo su «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale», Sala offre alcuni elementi per rileggere teologicamente l’esperienza sinodale. Lo fa attraverso tre sguardi o passaggi: uno ecclesiologico, uno pedagogico e un altro pastorale. Nel primo, si sofferma sulla scelta, da parte dell’Assemblea sinodale, di fare della «sinodalità missionaria» il centro prospettico del cammino della Chiesa oggi, mostrando quali sono le prese di consapevolezza a questo riguardo e le questioni da affrontare in questo senso. Nel secondo, mette in luce il cambio di paradigma concernente la trasmissione della fede e l’accompagnamento educativo. Esso ha a che fare con lo stile (camminare con), la pratica comunitaria, la vocazione. Nel terzo, segnala alcuni cammini di comunione missionaria che il Sinodo ha fatto emergere come percorsi da intraprendere: il rinnovamento pastorale attraverso il discernimento; una pastorale giovanile in chiave missionaria; la conversione, formazione e comunione di tutte le componenti ecclesiali.
di François MoogFull Text
Abstract
In rereading the outcomes of the Preparatory document of the Synod, the Instrumentum laboris and the Final document, the French ecclesiologist marks the complex path that has led the synodal Fathers to abandon the logic perceiving the relationship between Church and youth as an extrinsic relationship, with the Church on one side («us») and youth on the other («them»), and to adopt a practice of listening, dialogue, reciprocal exchange, testimony and communion of paths, and initiation processes. On grounds of this, the author shows how this Synod on youth has been, in fact, a Synod about the Church as considered within the frame of programmatic missionary transformation promoted by Pope Francis, and how this transformation is encouraging the Church to go beyond the «pastoral» model to focus on a «missionary» model.
Sommario
Rileggendo quanto emerso dal Documento preparatorio al Sinodo, dall’Instrumentum laboris e dal Documento finale, l’ecclesiologo francese rileva il complesso cammino che ha portato i Padri sinodali a uscire da una logica che concepisce il rapporto tra Chiesa e giovani come un rapporto estrinseco, la Chiesa da una parte («noi») e i giovani dall’altra («loro»), e ad adottare una pratica fatta di: ascolto, dialogo e scambio reciproco; testimonianza e condivisione di cammini; processi iniziatici. Grazie a ciò, l’autore mostra come questo sinodo sui giovani sia stato di fatto un sinodo sulla Chiesa dentro la cornice del programma di trasformazione missionaria voluto da papa Francesco e come questa trasformazione inviti a superare il registro della «pastorale» per impegnarsi in quello della «missione».
di Enzo BiemmiFull Text
Abstract
This contribution aims to show how the apostolic Exhortation Evangelii gaudium presents a view of the Gospel, the faith and the Church which inspired both Pope Francis’s next documents (Laudato si’, Amoris Laetitia, Gaudete at exsultate, Veritatis gaudium) as well as the Synod on youth. The Evangelii gaudium is «the apostolic frame of today’s Church». The article develops this thesis through three passages and one conclusion. In the first passage we are shown how EG interprets the distance between Church and youth as a question for the Church to ask itself, that is, as an ecclesiologic question: what does the Spirit tell the Church through this distance? EG then defines a new facet of the Church through a trifold decentralization: from itself towards Christ, from itself towards the story and the life of people, and from itself towards the novelty of the Holy Spirit. Lastly, EG defines the grounds of a new ecclesial style that is more inclusive or synodal, expressing this concept through verbs which express the duty of evangelisation, through the writing language and through the image of the polyhedron. In the conclusion, the author proposes the biblical text of Jesus’s presentation in the temple (Luke 2, 22-38) as the icon of a Church which can remain open to the future of God which is safeguarded by the elderly and promoted by young people.
Sommario
Il presente contributo intende mostrare come l’Esortazione apostolica Evangelii gaudium offra la visione di vangelo, di fede e di Chiesa che ha ispirato non solo i successivi documenti di Papa Francesco (Laudato si’, Amoris laetitia, Gaudete et exsultate, Veritatis gaudium) ma anche lo stesso Sinodo sui giovani. Evangelii gaudium è «la cornice apostolica della Chiesa di oggi». L’articolo sviluppa questa tesi in tre passaggi e una conclusione. Nel primo passaggio si mostra come EG interpreti la distanza che si è creata tra la Chiesa e i giovani come un interrogativo che la Chiesa pone a se stessa, come interrogativo ecclesiologico: cosa dice lo Spirito alla Chiesa attraverso questa distanza? EG definisce poi un nuovo volto della Chiesa, attraverso un triplice decentramento: da se stessa verso Cristo, da se stessa verso la storia e la vita delle persone, da se stessa verso le novità dello Spirito Santo. Infine EG propone le basi di un nuovo stile ecclesiale di tipo inclusivo o sinodale, espresso dai verbi che connotano il compito di evangelizzazione, il linguaggio utilizzato e l’immagine del poliedro. Nella conclusione viene proposto il testo biblico della presentazione di Gesù al tempio (Luca 2,22-38) come icona di una Chiesa che sa mantenersi aperta al futuro di Dio custodito dagli anziani e promosso dai giovani.
di Ivo SeghedoniFull Text
Abstract
Firstly, the author asks how today’s adults can become Gospel for young people, through the story of a mother figure and by comparing that to the father figure in Luke 15, whilst referring to psycho-pedagogic literature. Secondly, in view of the considerations in the first part of the article, he highlights what he thinks is at stake for a Church that, as a motherly figure, wishes to understand and propose the Gospel to young people: 1.the Church needs to affirm itself as the adult, 2.as the elderly, 3.as able to recover the secret of its hope, 4.by paying attention to the decisional processes of young people (instead of the content of their decisions), 5. and by safeguarding their dreams and acknowledging that the space of future belongs to youth.
Sommario
In un primo momento, l’autore si interroga su come l’adulto oggi possa essere Vangelo per i giovani. Lo fa alla luce di un racconto di una figura di madre e in riferimento a quella del padre di Lc 15, dialogando con scritti e apporti di ambito psico-pedagogico. In un secondo momento, alla luce delle considerazioni emerse nella prima parte, mette in luce quale è, a suo avviso, la posta in gioco per una Chiesa che desidera comprendere e proporre il Vangelo con i giovani, esercitando bene il proprio ruolo di madre: 1. una chiesa deve riconoscersi come adulta; 2. come anziana; 3. capace di recuperare il segreto della propria speranza; 4. vigilando sui processi delle scelte e decisioni dei giovani (più che esaminando i contenuti); 5. custodendo i loro sogni e riconoscendo che il futuro è lo spazio proprio dei giovani.
di Salvatore CurròFull Text
Abstract
In this article, Currò states that «a vocational culture depends on the possibility of thinking of man as the called one, that is, of thinking of the structure of his existence as a vocational structure». Through a phenomenological ascent to the original structure of the conscience, Currò shows how vocational traces are «written in the corporeal, affective and pre-cognitive dimension of life, so that conscience manifests itself as constitutionally responsive». In view of this, he believes that «the first and most radical pastoral challenge cannot be addressed on the level of conscience» (i.e. starting from life as a project), but by focusing on «that something more intrinsically written in humanity, that is, by responding to the pre-vocation […] which is inscribed in humanity». According to the author, this leads to the meeting point between the Gospel and the vocational structure of existence on a corporeal-perceivable level, thus leading also to «a pastoral mediation focused more on inhabiting the Gospel (in a bodily and perceivable way) than on the worry (of the conscience) of understanding it or making it significant to our life».
Sommario
Nel presente articolo, Currò sostiene che la «cultura vocazionale dipende dalla possibilità di pensare l’uomo come il chiamato, cioè di pensare la struttura della sua esistenza come struttura vocazionale». Attraverso una risalita fenomenologica alla struttura originaria della coscienza, mostra come le tracce vocazionali siano «scritte nello strato corporeo, affettivo, pre-cosciente, della vita, per cui la coscienza si manifesta come costitutivamente responsoriale». Alla luce di ciò ritiene che «la prima e più radicale sfida pastorale non può essere pensata sul piano della coscienza» (partendo cioè dalla vita come progetto), ma sul fare spazio al «di più umano scritto nell’umano, cioè di rispondere a quella pro-vocazione […] già scritta nell’umano». Ciò porta, secondo l’autore, a vedere il punto di convergenza tra il Vangelo e la struttura vocazionale dell’esistenza sul piano sensibile-corporeo, implicando così «una mediazione pastorale centrata più sul fare prove di abitare il Vangelo (per via corporea e sensibile) che sulla preoccupazione (di coscienza) di comprenderlo o mostrarlo significativo per la vita».
di Jean-Philippe PerraultFull Text
Abstract
The Canadian sociologist Jean-Philippe Perrault shows how nowadays youth is a social construct which only superficially concerns just a social group; it is, in fact, a time of life that does not seem to end, since even the matter of growing old is seen within the frame of eternal youth, of a different way of perceiving time in a society defined as «post-mortal» (as it tends to obscure the problem of death). In this perspective, youth does not question itself but it questions «the adult world, its authoritative figures, its regulations, its institutions»; on the other hand, it «talks about the adult world and of the dominant collective imaginary». This means, according to the author, that «in order to ‘listen and propose’ with young people, we need to be able to immerse ourselves into the dynamics of our time and into its essential questions, well beyond the young population whom we want to reach, persuade or recruit».
Sommario
Il sociologo canadese Jean-Philippe Perrault mostra come la giovinezza oggi sia una costruzione sociale e che solo a una prima vista essa ha a che fare con un gruppo sociale; un tempo di vita che sembra non finire perché anche la questione del divenire anziani, vecchi, è letta dentro la prospettiva dell’eterna giovinezza, di un diverso modo di concepire il tempo, di una società definita come «post-mortale» (dal momento che essa tende a eclissare, per quanto le è possibile, il tema del morire). Da questo punto di vista, dunque, la giovinezza da un lato interroga non tanto se stessa «quanto piuttosto il mondo adulto, le sue figure di autorità, i suoi sistemi di regolazione, le sue istituzioni»; dall’altro, «parla del mondo adulto e dell’immaginario collettivo dominante». Ciò significa – afferma l’autore – che «per ‘ascoltare e proporre’ con i giovani, dobbiamo […] essere pronti a immergerci nel cuore delle dinamiche della nostra epoca e dei suoi interrogativi fondamentali e questo ben oltre una popolazione di giovani da raggiungere, persuadere o reclutare».
di Serena NocetiFull Text
Abstract
In this article, the Florentine ecclesiologist remarks that, if the synodal works have focused on the question of what facet of the Church is the most suitable to announce the Gospel to today’s youth, on the other hand a more pressing matter which is more relevant for the future is the transformation that young people are requesting from the Church. Noceti addresses the matter firstly by describing and then by weaving the matters at stake generated by the current historical phase of socio-cultural «metamorphosis», those which are highlighted by the current condition of young people and by the ecclesiological vision of the II Vatican Council (i.e. the vision of a Church that is born and develops from the annunciation of the Gospel proposed by all believers). In view of this, Noceti notices how young people are the leading subjects of the hoped transformation of the Church, who think of themselves outside of pre-existing criteria and do not participate in a pre-set world, but who ask to consider the Church in the perspective of the started processes of ecclesial construction by participating in them. She shows how they push to achieve a «genuinely inclusive model of Church […] and bring back as a priority the dynamics of ‘making the Church’». Lastly, she states that this achievement (summarised in the concept of «synodal Church») compels to address the open matter of «participation», to reshape the «hermeneutic community», to rethink the dynamics of Tradition.
Sommario
Nel presente articolo, l’ecclesiologa fiorentina rileva che se da un lato i lavori sinodali si sono interrogati soprattutto su quale sia il volto di Chiesa capace di annunciare il Vangelo ai giovani di oggi, dall’altro la questione più rilevante e gravida di futuro appare essere quella relativa alla trasformazione di Chiesa che i giovani stanno chiedendo. Noceti affronta tale questione descrivendo prima e intrecciando poi le poste in gioco che emergono dall’attuale fase storica di «metamorfosi» socio-culturale, quelle che emergono dall’attuale condizione dei giovani e la visione ecclesiologica del Vaticano II (quella di una Chiesa che nasce e si sviluppa a partire dall’annuncio evangelico proposto da tutti i credenti). Alla luce di ciò, rileva come i giovani siano soggetti trainanti della trasformazione della chiesa sperata, i quali non si pensano a partire dal già dato, non entrano in un mondo pre-costituito, ma chiedono di pensare la Chiesa nella prospettiva dei processi aperti di edificazione ecclesiale, compartecipandovi. Mostra, dunque, come essi provocano a «una forma di «Chiesa realmente inclusiva» […] e rimettono in primo piano le dinamiche del «fare Chiesa»». Afferma, infine, che la realizzazione di ciò – riassunta nell’espressione «Chiesa sinodale» – chiede di affrontare il nodo aperto della «partecipazione», di riplasmarsi in «comunità ermeneutiche», di ripensare la dinamica della Tradizione.
di Joel Morlet and Marco PiovesanFull Text
Abstract
In this research and sociological analysis on the life and opinions of young people on one side, and on the other side, on their motivations for engaging in humanitarian services, the two authors highlight how the processes of communication/transmission of the Gospel is ingrained both in the need of a vocational discernment and in the need of questioning the practice of «community belonging».
Sommario
In questa ricerca e analisi sociologica sulla vita e le opinioni dei giovani, da un lato, e le motivazioni che li spingono a impegnarsi in un servizio umanitario, dall’altro, i due autori mettono in luce come l’attenzione ai processi di comunicazione/trasmissione del Vangelo s’innesta tanto nel bisogno di un discernimento vocazionale quanto nella necessità di lasciarsi interrogare sul concetto e sulla pratica della «appartenenza comunitaria».
di Charler MercierFull Text
Abstract
Through a historical reinterpretation of the relationship between XX century popes and youth, the author notices a shift of paradigm in Pope Francis, referring to a way of «listening to and proposing the Gospel» which is symbolized by the icon of the pericope of Emmaus. It privileges the inductive process which encourages the dialogue between the pastoral proposal and the everyday life of new generations. At the same time, without denying this direction, the historian justifies some subterranean continuities which connect a pope’s approach to youth with that of his predecessors, such as: youth as a subject and not object of pastoral; youth as age of personal acceptance and of choice of the Church; the valorization of the freedom of the act of faith and its confirmation; the importance of testimony, dialogue, acculturation of the message, personal experience, centrality of the Bible, etc.
Sommario
L’autore, attraverso una rilettura storica della relazione tra i papi del XX secolo e i giovani, rileva un cambio di paradigma da parte di papa Francesco rispetto ai suoi predecessori in riferimento al modo di «ascoltare e proporre il Vangelo», che trova nella pericope di Emmaus la sua icona. Esso privilegia un processo induttivo capace di mettere in dialogo la proposta pastorale con le realtà quotidiane delle nuove generazioni. Al tempo stesso, – senza negare questa direzione – lo storico rende ragione di alcune continuità sotterranee che rilegano l’approccio ai giovani da parte di un papa con quello dei suoi predecessori, come: i giovani soggetti e non oggetto della pastorale; la giovinezza come età dell’adesione personale e della scelta alla Chiesa; la valorizzazione della libertà dell’atto di fede e il suo assentimento; l’importanza della testimonianza, del dialogo, dell’inculturazione del messaggio, dell’esperienza personale e della centralità della Scrittura; etc.
di Renauld LabyFull Text
Abstract
In its article, the doctoral student Renauld Laby analyses and compares the digital profile of French youth with that of the other young people in their generation. In presenting the limits and opportunities of the web for «listening to the Gospel with and proposing it to young people», he highlights the (not only technical) matter of the processes of communication/transmission and announcement of the Gospel, and the «forms» of its communication.
Sommario
Nella sua relazione, il dottorando Renauld Laby analizza e confronta il profilo digitale dei giovani cattolici francesi con quello degli altri giovani della loro generazione. Nel presentare i limiti e le opportunità che il web offre per «ascoltare e proporre il Vangelo con i giovani» mette a vivo la questione (non solo tecnica) sia dei processi di comunicazione/trasmissione e annuncio del Vangelo sia delle «forme» comunicative.
di Federico RigoniFull Text
Abstract
Th is article reviews Gianni Mamorini’s Isacco. Il figlio imperfetto . Th e book proposes a comparison between the author’s thought and Lacanian psychoanalysis. Th rough Isaac’s fi gure, the author seeks to depict how God’s Covenant reveals a defi ciency intrinsic in humankind, which can never be rescinded because it is innately inscribed in human life. Abraham and Isaac meet inside a vacuum that characterises their imperfection, rendering it a space of hope, a place of wanting that, paradoxically, is not wanting. Th us, it is possible to intuit how Abraham’s most troubled test is not related to Isaac’s disability, but, as Marmorini has pointed out, how to recognise that God’s promise, the Covenant, can be realised thanks to his son’s disability.
Sommario
L’articolo presenta il libro di Gianni Marmorini Isacco. Il fi glio imperfett o, proponendo un confronto tra la rifl essione dell’autore e il pensiero di Jacques Lacan. Att raverso la fi gura di Isacco si è cercato di mostrare come l’Alleanza di Dio riveli una mancanza che è parte dell’umano e non si possa mai annullare perché da sempre inscritt a nella vita. Abramo e Isacco si sono incontrati nel vuoto che caratt erizza la loro imperfezione facendola diventare il luogo di una speranza, lo spazio di una mancanza che, paradossalmente, non manca. Si può così intuire come la prova più dura per Abramo non sia stata tanto la disabilità di Isacco ma, come nota Marmorini, riconoscere che l’Alleanza, la promessa di Dio possa realizzarsi grazie a un figlio disabile.